Chi si licenzia potrà dire addio alla pensione. Arrivano due misure che penalizzano chi si dimette: andiamo a vedere che cosa succede ora.
Tutti coloro che decidono di licenziarsi dal loro posto di lavoro perderanno le pensione. Il Governo opta per la linea dura e decide di penalizzare tutti coloro che decidono di dimettersi. Scopriamo quindi che cosa succede e quali sono gli svantaggi per tutti i cittadini coinvolti.
Uno degli argomenti di dibattito pubblico è sicuramente il collegamento tra la NASPI e tra le varie indennità come disoccupazione e le pensioni. Infatti il periodo di disoccupazione è indennizzato per coloro che perdono involontariamente il proprio lavoro. Alcune misure in vigore oggi sono destinate a tutti coloro che usufruiscono della disoccupazione indennizzata. Oggi andremo a vedere cosa cambia per tutti coloro che perdono il lavoro volontariamente o che decidono di dimettersi.
Oggi esistono due misure per il pensionamento che riguardano chi ha perso il lavoro e al tempo stesso anche l’indennità per i disoccupati. Nel dettaglio stiamo parlando di quota 41 per i precoci e dell’Ape sociale. Entrambe le misure vengono applicate per disoccupati, invalidi, caregivers e per chi svolge lavori gravosi.
Adesso però bisogna mettere in chiaro quali sono i requisiti delle due misure. Infatti per la quota 41 servono appunto 41 anni di contributi, 35 anni di contributi effettivi da lavoro e fine del periodo da Naspi da almeno tre mesi.
Mentre invece per l’Ape sociale c’è bisogno di almeno di 63 anni di età, almeno 30 anni di contributi versati ed infine la Naspi presa per tutta la sua durata. Situazione diversa per chi decide di licenziarsi. Andiamo quindi a vedere le due misure che rischiano di bloccare chi invece dà le dimissioni.
Addio pensione a chi si licenzia: che cosa succede ora
La Naspi quando viene ricevuta deve essere goduta tutta, anche nei casi in cui per la quota 41 si può presentare domanda solamente dopo 3 mesi dall’ultima mensilità di indennità di disoccupazione percepita. Quindi chi non rientra nella perimetro della Naspi non potrà accedere a nessuna delle due misure. Inoltre bisogna ricordare che la Naspi è quella misura erogata dall’INPS uguale alla metà delle settimane lavorate effettivamente nei 4 anni precedenti. Inoltre questa misura può essere erogata per un massimo di 2 anni.
Sul sito dell’INPS viene spiegato che per la NASPI vanno considerati tutti quei soggetti che hanno perso involontariamente il loro lavoro. Infatti nel caso in cui si parla di licenziamento volontario o dimissioni non sarà possibile ricevere il sussidio. La pensione per chi si licenzia non viene di certo tolta se parliamo per quella di vecchiaia. Ad essere ostruito invece è l’accesso a misure come la Naspi ed altri sussidi del genere.
Naturalmente anche per chi riceve la Naspi dovrà riceverla tutta prima di trovare un altro impiego, altrimenti la sua erogazione verrà sospesa. Ricapitolando per accedere a sussidi del genere bisogna avere questi requisiti: subire un licenziamento; avere un contratto a tempo determinato scaduto; dimissioni per giusta causa o non riconducibili ad una scelta libera del lavoratore; dimissioni durante il periodo tutelato di maternità; risoluzione consensuale del contratto; accettazione dell’offerta di conciliazione.