Viviamo in una società di sorveglianza digitale, dove siamo letteralmente spiati. Il clamoroso esperimento giornalistico di Milena Gabanelli.
Sappiamo bene ormai che gli smartphone, i siti internet e i social seguano le nostre tracce. Ascoltano ciò che diciamo e monitorano i portali che visitiamo, gli oggetti o i luoghi che visioniamo, i beni che acquistiamo, per poter personalizzare poi le loro sponsorizzazioni e i loro annunci. Ma, fino a oggi, non sapevamo che i social potessero leggere nella nostra mente. Ma ora, con un’inchiesta molto interessante della giornalista Milena Gabanelli, la clamorosa notizia.
D’altro canto, non deve sorprendere lo scoop di Milena Gabanelli. Parliamo infatti di una delle giornaliste più valide del panorama italiano, capace di fare giornalismo d’inchiesta come raramente se ne vede nel nostro Paese. Dal 1997 conduttrice e autrice della nota trasmissione di giornalismo investigativo “Report”, di cui sarà conduttrice e autrice per circa vent’anni. Il 28 novembre 2016 conduce la sua ultima puntata di Report congedandosi con il pubblico.
Nel 2017 si dimette dalla RAI e inizia una collaborazione col Corriere della Sera, per il quale cura una rubrica intitolata Dataroom, ed è editorialista di Sette. Nel settembre 2018 inizia la sua collaborazione con il TG LA7 condotto da Enrico Mentana: ogni lunedì viene ripresa una puntata di Dataroom. E proprio sul Corriere della Sera, Milena Gabanelli ci regala una pagina di giornalismo molto interessante.
La giornalista ha fatto il proprio esperimento utilizzando TikTok, il social che in Italia oggi conta 14,8 milioni di utenti attivi al mese, e 1,2 miliardi a livello globale, di cui il 25% con un’età tra i 10 e i 19 anni. Bastano due smartphone, che la giornalista considera intestato a sé stessa, mentre l’altro a un’altra persona. Entrambi vengono collegati alla medesima rete wi-fi e con il telefono “vergine” ci si iscrive a TikTok, autorizzando il social a raccogliere tutti i contenuti creati. Accanto, ovviamente, alle informazioni che vengono raccolte automaticamente, come modello del dispositivo, il sistema operativo, l’indirizzo IP e la lingua del sistema. E poi le informazioni più interessanti come localizzazione e contenuti visualizzati.
Il primo test consiste nel far seguire, tramite il telefono vergine intestato a Gabanelli 20 brand notissimi della moda e, come per magia, anche sul telefono non iscritto, ma collegato alla stessa rete wi-fi, si iniziano a vedere le pubblicità degli stessi brand di cui è diventata follower Gabanelli. L’esperimento dimostra che in base all’indirizzo IP che indica il wi-fi a cui si è collegati, chi ci è vicino ed è collegato alla stessa rete, riceve pubblicità su quello che interessa all’altra persona.
Il secondo test invece consiste nel ricercare sul telefono vergine le informazioni su un noto brand, Samsung, accettando tutti i cookies e subito si ricevono le informazioni su TikTok, comunicate dalla stessa Samsung, tramite una società partner del social network asiatico.
Così, dunque, si viene tracciati dalle società che raccolgono informazioni e si viene etichettati in un modo o nell’altro. Per esempio, per la quantità di tempo con cui utilizziamo i dispositivi. Oppure per etnia, situazione finanziaria e stato di salute. Una vera e propria società della sorveglianza digitale, quella che viviamo oggi.
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