Divisione dell’eredità quando manca il testamento: la normativa attuale non è quella che credi e si rischia

Volete sapere in che modo viene ripartita l’eredità nel caso in cui non sia presente un testamento? Ecco cosa dice la normativa attuale

Essere una famiglia è fonte di molte gioie, ma anche di molti dolori. Facile a dirsi e da scrivere sulla carta, ma più difficile sulla carta, si potrebbe dire. Cosa rende tali le famiglie? Il vincolo di sangue di certo, il fatto di appartenere ad una stessa stirpe, il fatto di avere uno o più antenati in comune. Talvolta pensare a tutti i motivi e tutte le ragioni che sono alla base dell’essere parenti ci affascina e la causa sta di sicuro nel fatto che è davvero impossibile tentare di cogliere tutte queste ragioni, è impossibile riuscire a rispondere a tutte le nostre domande in merito.

divisione eredità quando manca testamento
Cosa succede tra gli eredi quando manca il testamento? -Roma-News.it

Si perché molto spesso non bastano i vincoli di parentela a unirsi, a volersi veramente bene e ad esserci davvero gli uni per gli altri e questo fenomeno può portare in tanti casi, di certo più estremi, a creare delle barriere insormontabili all’interno delle famiglie. Si può litigare in modo irrimediabile e non parlarsi e farsi addirittura la guerra per anni. Sappiamo in larga parte che questo è un cliché già noto a tutti e che non si può evitare perché si ripete ogni qual volta. Stiamo parlando delle divisioni ereditarie.

Cosa dice la normativa a proposito delle divisioni ereditarie in assenza di testamento?

Come già accennato dunque, i litigi peggiori che possono avvenire nel contesto di una famiglia, hanno a che fare molto spesso con le questioni legate all’eredità. Il problema può sorgere nel momento esatto in cui viene a mancare un antenato in comune e la situazione si complica ulteriormente nel caso in cui l’avo non abbia lasciato un testamento.

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Come dividere i soldi se non c’è testamento?-Roma-news.it

Già nell’antica Roma era stato gestito questo caso nel diritto romano e ovviamente il nostro diritto civile deriva da quello. Nel diritto romano l’ascendente che veniva a mancare era chiamato de cuius e da lui derivavano tutte le questioni ereditarie.

Può accadere, infatti, e non sono solo casi isolati, che l’avo in comune muoia senza aver lasciato un testamento che manifesti le sue volontà e divida esattamente i suoi beni tra gli eredi. Ma la normativa attuale al riguardo dice che gli eredi diretti del de cuius vengono a concorrere solo con il marito o moglie superstite, che in caso di mancanza di eredi diretti viene a concorrere con gli avi.

Se c’è infatti solo un coniuge, questo ha diritto a tutta la quota, se c’è un discendente dovrà dividere a metà. Nel caso ci siano due discendenti, a loro andranno due terzi e al marito o moglie un terzo; se ci sono fratelli, a loro spetterà un terzo di quota e al marito moglie due terzi e un quarto agli ascendenti. Se c’è solo il discendente avrà diritto a tutta la parte, se ha fratelli dividerà a metà. Metà sarà divisa anche nel caso dei genitori, dei nonni di padre e madre.

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