Le piattaforme streaming stanno fallendo? Un crollo totale tra numero di iscritti e ore di streaming ha interessato tutto il settore. Entriamo nello specifico.
Se ne parla ormai da tempo, il settore dello streaming è in crisi. Il primo a posizionarsi negli anni è stato Netflix, poi seguito da tutte le altre realtà come Amazon Prime, Dazn, ma anche Disney+, Sky tv e via dicendo. Un boom di abbonati che ha abbandonato man a mano la tv per la comodità dello streaming; dalla scelta al’algoritmo su misura, fino poi alla possibilità di stoppare e riprendere la visione di un prodotto in un altro momento, a seguire anche la possibilità di avere stagioni intere di serie tv con puntate da guardare una dietro l’altra senza il peso dell’attesa a cui siamo sempre stati abituati con la tv.
Insomma, una fruizione molto più semplice che aveva conquistato una fetta di pubblico vastissima. L’arrivo dell’eccessiva concorrenza e il fatto che lo streaming sia un’attività a pagamento, sono state le due principali cause della crisi del settore: da una parte il fatto di dividere il pubblico in sempre più segmenti, dall’altra il problema che con l’aumento dei prezzi i fruitori non potevano permettersi di pagare più abbonamenti e quindi l’arrivo della relativa selezione.
Piattaforme streaming in crisi, ma perché sta cambiando il gusto degli spettatori?
Le piattaforme hanno iniziato così a chiudere bilanci sempre peggiori, con relativi licenziamenti, aumenti prezzi e strategie per bloccare la condivisione degli account. Tutto ciò non sembra risolvere il problema della crisi delle piattaforme, probabilmente da rintracciare anche nell’offerta sempre più scadente.
Se si abitua il pubblico a una fruizione molto più incidente, con ore e ore di serie tv, quest’ultimo vorrà sempre poter continuare ad avere lo stesso standard.
Il problema è che ideare film e serie tv di qualità, sviluppare poi l’idea e partire con le registrazioni, sono tutte azioni che richiedono molto tempo, e che spesso, per assecondare la voracità del pubblico, finiscono per essere i soliti pacchetti preconfezionati di storie trite e ritrite (come se ne possono già trovare a bizzeffe su tutte le piattaforme streaming, a partire da Netflix).
Il furbo sistema non funziona a lungo termine: il pubblico si accorge del calo drastico di qualità e decide di abbandonare i pagamenti di prezzi che nel frattempo triplicano. Servirà reinventarsi per non cadere nel dimenticatoio: il modo tecnologico evolve velocemente e i fruitori sono sempre più ‘distratti’ dalla vastità di proposte.