La storia della pubblicità è costellata anche da scandali e spot che continuano a far discutere anche oggi. Ecco quali sono.
La pubblicità è da sempre fondamentale per il mercato del consumo. Senza pubblicità non si crea interesse e non si vende. Eppure, nonostante la sua importanza, la pubblicità non sempre è stata corretta nei confronti di alcune classe sociali e minoranze. Durante gli anni Cinquanta, negli Stati Uniti in pieno boom consumistico, la pubblicità era ovunque e poteva essere anche molto feroce e tagliente.
In Italia la pubblicità avrà il suo culmine tra le fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, periodo in cui il mercato e le aziende italiane vivranno la loro ribalta. Il clima di libertà sociale e culturale che si andava diffondendo nel Paese, rese possibili anche creazioni originali, come gli annunci elaborati da Emanuele Pirella per i Jeasus Jeans, uno degli scandali più noti nel campo pubblicitario.
Lo sviluppo del sistema televisivo italiano, ed in particolare modo delle televisioni private e commerciali, resero disponibili maggiori spazi il che consentì a molti nuovi utenti, anche a quelli con budget di dimensioni meno elevate, di utilizzare il mezzo televisivo per scopi pubblicitari. Ecco che la pubblicità entra nelle case di tutti gli italiani e diventa il linguaggio di persuasione più diretto.
Le vecchie pubblicità oggi sarebbero denunciate
Razzismo, fumo, ammiccamenti, stereotipi, questi erano i temi più ricorrenti all’interno delle pubblicità degli anni Cinquanta in tutto il mondo. Le donne, soprattutto, erano relegate alla figura di casalinghe al servizio dei propri mariti e gli uomini, invece, venivano raffigurati sempre a lavoro, nel pieno della loro carriera. L’oggettificazione della donna diventò una tematica centrale in quegli anni proprio a causa della pubblicità e dei messaggi che inviava.
Non solo la donna, anche le minoranze venivano attaccate negativamente nelle pubblicità del periodo. Persone di colore, culture non occidentali e persone con disabilità, venivano messe a confronto con il prototipo di uomo occidentale in carriera, ben vestito e ricco, sottolineando la supremazia di quest’ultimo. I messaggi inviati erano pesantemente contro tutto quello che era diverso rispetto all’ideale occidentale.
Molte di queste pubblicità oggi non sarebbero minimamente ammissibili e commercializzate e se pubblicate scatenerebbero un vero proprio scandalo mediatico, degno forse dei migliori giornali di gossip. I contenuti veicolati sono politicamente scorretti e feroci.Pubblicità di dichiarato maschilismo con un marcato ammiccamento agli stereotipi di varie tipologie.