Un pezzo della storia giallorossa si è svolto in un glorioso impianto dimenticato, uno stadio pieno di fascino e tradizione popolare. Ecco qual è!
Il calcio italiano non è solo un’attività professionistica per i suoi protagonisti e una passione per i suoi tifosi. È un movimento intorno al quale si sviluppa una delle principali “industrie” dell’intrattenimento del Paese, con una mobilitazione enorme di risorse umane ed economiche ed investimenti di capitali da capogiro. Ma oltre al business nazionale ed internazionale, il calcio rappresenta l’attività sportiva più seguita e praticata, a livello giovanile e dilettantistico, d’Italia.
Esiste un calcio di provincia, un calcio locale giocato per entusiasmo e partecipazione, dove le squadre si affrontano in piccoli impianti, in campi polverosi e con spalti per poche centinaia o decine di spettatori. Anche le grandi squadre di serie A hanno spesso iniziato la loro storia calcistica in stadi di questo genere, costruiti tra le case, nei quartieri popolari, come il primo impianto della Roma.
Il primo stadio della Roma, dove sorgeva
Dopo la nascita della A.S. Roma nel giugno del 1927, i primi incontri della squadra si svolsero presso il Velodromo Appio, nell’attuale popoloso quartiere Tuscolano, e successivamente nell’impianto che poi diventerà lo stadio Flaminio. Ma nel 1929 le partite interne della squadra giallorossa si trasferirono in quello che sarebbe diventato ed è ancora oggi l’impianto più amato dai tifosi romanisti: Campo Testaccio.
L’impianto era costruito con tribune in legno, dipinte con i colori della squadra, giallo oro e rosso pompeiano e sorgeva in uno dei rioni più noti della città, Testaccio, da cui prenderà la denominazione, sotto l’antico Monte dei Cocci. La capienza era di circa 20mila posti e comprendeva anche l’abitazione dell’allenatore della squadra. L’impianto era circondato da un muro su cui era raffigurato lo stemma della società giallorossa.
Gli spettatori riempirono Campo Testaccio con entusiasmo e partecipazione fin dalle prime partite giocate, facendolo diventare ben presto il simbolo della squadra e del suo spirito combattivo e popolare. Non casualmente Campo Testaccio rappresenta ancora oggi per i tifosi giallorossi non solo un luogo, ma anche un’appartenenza calcistica e un’identità molto sentita.
La Roma giocò a Campo Testaccio fino alla stagione calcistica 1939-40. Le strutture in legno avevano in parte ceduto e furono sostituite con spalti in cemento. Ma lo stadio non era più in grado di accogliere tutti i tifosi e fu abbandonato. Nel 1940 l’impianto fu abbattuto. Parzialmente ricostruito, per molto tempo fu sede delle squadre giovanili del rione, ma rimase sempre nel cuore dei tifosi della Roma.
Oggi purtroppo l’impianto versa in condizioni di degrado, nonostante progetti di riqualificazione e di riutilizzo per lo sport cittadino. Campo Testaccio resta un luogo impraticabile, semi abbandonato, in un contesto cittadino in cui le strutture sportive sono preziose e in numero insufficiente. Ma tant’è, resta il ricordo e la passione dei tifosi, per il mitico Campo Testaccio.