Ci sono 10 modi di comunicare in maniera tossica che possono essere devastanti per la vita di coppia e devono far allarmare.
Oggi si parla tanto di “tossicità” nelle relazioni, dai legami traumatici alla mascolinità (e femminilità) tossica. Insomma, non si respira una bella aria, soprattutto nei rapporti di coppia. Senza cadere nella tentazione “professionale” del giornalismo, che è quella di generalizzare troppo dipingendo un quadro a tinte troppo fosche, purtroppo è vero che non è infrequente che le relazioni di coppia siano “intossicate”
Spesso però trascuriamo il fatto che esistono anche dei tipi di comunicazione che portano a intossicare la relazione e che spesso e volentieri, ahinoi, preludono al tradimento. In una coppia non si comunica solo attraverso le azioni: anche le parole hanno il loro peso.
10 tipi di comunicazione tossica che distruggono la coppia
Una comunicazione sana è fatta di trasparenza, fiducia, rispetto e gentilezza. Quando questi elementi vengono a mancare facilmente si finisce per scivolare nella zona oscura della comunicazione tossica. Ce ne sono almeno 10 tipi, vediamo quali sono.
- Mettersi sulla difensiva. Alzare sempre la guardia davanti a qualunque osservazione del partner e colpevolizzarlo intossica la relazione.
- Usare un linguaggio frustrato. Fa male al rapporto rivolgersi al partner con espressioni come “Mi dai sempre sui nervi” o “Non sei mai dalla mia parte”. Notare che ad accomunare le due espressioni sono due avverbi temporali: “sempre” e “mai”. Ecco, quel “sempre” e quel “mai” mettono il partner nella spiacevole condizione di essere un “feritore” costante, facendolo sentire la causa di tutti i nostri mali. Una sorta di capro espiatorio della nostra frustrazione.
- Parlare al posto del partner. Sostituirsi al partner e parlare al posto suo è una mancanza di rispetto evidente, come se lui/lei fosse incapace di parlare per conto proprio come fanno le persone adulte. È un segnale di controllo che guasta la relazione.
- Gaslighting. È la tecnica di manipolazione maligna per eccellenza. Consiste, grossolanamente parlando, nel tentativo di far passare per matto il partner, manipolando le sue percezioni della realtà, oltre che la sua capacità di ricordare le cose.
- Ipercriticità. Un conto è criticare le azioni concrete del partner (“Non hai risposto alla mia chiamata“), un altro è criticare la persona del partner apostrofandolo come “egoista” per la mancata risposta. La critica personale, quando si fa pervasiva, intossica la comunicazione.
- Linguaggio del corpo negativo. Alzare gli occhi al cielo, sbuffare costantemente, mettere una distanza fisica tra sé e il partner. Anche il col linguaggio del corpo si può comunicare in maniera tossica.
- Comunicazione a singhiozzo o interrotta. Parlare a stento col partner o addirittura rifiutarsi di farlo, magari interrompendo bruscamente messaggi e chiamate senza fornire una spiegazione chiara rappresenta uno dei tratti più comuni nelle relazioni tossiche.
- Adottare la modalità “rullo compressore”. Gli anglofoni parlano di steamrolling, cioè l’azione di passare sopra qualcosa (in questo caso sopra qualcuno) col rullo compressore. È un tipo di comunicazione tossica che impedisce al partner di esprimersi liberamente, ad esempio non lasciandogli mai finire il discorso quando solleva un problema, parlandogli sopra o cambiando bruscamente argomento. Potremmo anche dire che con questo ostruzionismo sistematico lo stiamo “asfaltando“ dando scarso (o nullo) rilievo ai suoi giudizi.
- Oltrepassare i limiti. Ogni persona ha delle “zone rosse” da non oltrepassare, magari legate a traumi del passato, dei punti deboli dove è fragile e vulnerabile. Se ha condiviso questi segreti dolorosi col partner è perché si fida di lui/lei. Usarli per ferirla o, peggio ancora, per ricattarla moralmente è tossicità allo stato puro.
- Dare tutto per scontato. Il partner non è un telepate. Dare per scontato che abbia una sfera di cristallo per vedere i nostri sentimenti e i nostri pensieri può essere un errore pericoloso che rischia di farci sviluppare una comunicazione tossica tutta incentrata su quello che c’è nella nostra testa ma che ci guardiamo bene dal comunicare (supponendo, erroneamente, che l’altro “sappia già”).