Si chiama Stefan Thomas e possiede (in teoria) 235 milioni di Dollari bloccati in una chiavetta USB: la sua storia è assurda.
Nel 2011 Stefan Thomas era già esperto di un argomento che, nel corso del decennio successivo, avrebbe profondamente cambiato la finanza mondiale: i bitcoin. All’epoca l’uomo venne ingaggiato per produrre un video informativo e divulgativo che spiegasse il funzionamento ma soprattutto le potenzialità della nuova moneta digitale.
Stefan produsse il video come richiesto e ovviamente venne pagato … in bitcoin. Per la precisione gli vennero versati dai suoi committenti 7.002 bitcoin, che vennero accuratamente conservati in triplice copia.
Il problema è che, sempre nel 2011, due delle copie di back up di quelle monete vennero inavvertitamente cancellate dai supporti che le contenevano. Come se non bastasse, Stefan Thomas perse il foglio di carta su cui aveva annotato la password della penna USB che conteneva l’ultima copia dei suoi bitcoin.
La chiavetta in questione non era una penna normale ma una IronKey, cioè un dispositivo dotato di un sistema di sicurezza avanzatissimo: offre solo 10 tentativi di inserire la password corretta. All’undicesimo inserimento scorretto Ironkey distrugge tutte le informazioni che contiene perché non finiscano in mani sbagliate. Nel corso di una sola settimana Stefan Thomas tentò di recuperare la password corretta, finendo per esaurire tutti i possibili tentativi tranne uno. All’epoca i suoi bitcoin valevano 140.000 Dollari e, da allora, sono passati oltre dieci anni.
Una fortuna bloccata da un accordo
Nel corso degli anni la storia di Stefan Thomas è diventata terribilmente famosa nel mondo degli hacker, poiché riuscire a decifrare la parola chiave corretta significherebbe entrare in possesso di una gigantesca fortuna. Una startup di Seattle, che si avvale del lavoro di hacker professionisti, ha quindi trascorso otto mesi a lavorare al codice che avrebbe potuto risolvere la situazione, e ci è riuscita.
Per dimostrare di avere in mano la chiave informatica per aprire virtualmente tutte le chiavette di quel tipo ancora in circolazione, la start up ha fatto un accordo con la rivista Wired. Uno dei suoi giornalisti ha accettato di inserire una parola chiave qualsiasi in una chiavetta IronKey e di spedirla alla sede della startup. Circa 24 ore dopo un SMS gli riferiva che erano riusciti a risalire alla password corretta del dispositivo e che lo avevano aperto.
A quel punto il giornalista di Wired si è chiesto come mai la start up non avesse già offerto il suo aiuto a Stefan Thomas, e qui la storia diventa ancora più strana. Sembra infatti che gli hacker della start up di Seattle si fossero proposti di aprire la chiavetta di Stefan Thomas in cambio di un compenso e avevano anche dimostrato di essere in grado di farlo, ma l’uomo ha cortesemente rifiutato.
Il motivo? Ha già preso accordi con altre aziende e probabilmente non vuole incorrere nel pagamento di qualche penale. Nel frattempo però i suoi bitcoin sono rimasti a marcire in una vecchia chiavetta: oggi valgono oltre 246 milioni di Dollari.