Qualche nota riguardo i piatti tipici della cucina di Roma a partire dall’amatriciana e dalla carbonara che, tra l’altro, non sono romani.
La cucina di Roma è sempre stata caratterizzata dall’uso di ingredienti semplici e genuini, provenienti per lo più dalle campagne dell’Agro Romano. Frutto quindi di un’agricoltura estensiva e dei prodotti della pastorizia ovina e caprina. Ortaggi e verdure stagionali, carni dai tagli poveri, vivande non troppo elaborate, queste sono alcune delle caratteristiche e degli elementi tradizionali.
A proposito di tradizione occorre ricordare un aspetto importante, alcuni dei piatti più noti e diffusi, parte ormai integrante delle abitudini e della cultura culinaria della città, hanno origini non strettamente romane. Ad esempio rigatoni alla carbonara o i bucatini all’amatriciana, non sono originari strettamente dalla città, ma ormai sono un capitolo centrale del libro della cucina romana.
Per quanto riguarda la carbonara si pensa che la diffusione sia legata alla presenza degli eserciti anglo americani a Roma dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Uova in polvere e bacon erano i i principali ingredienti della ricetta, ma di certo non potevano competere per sapore e genuinità con i prodotti locali.
Così furono immediatamente sostituiti da uova fresche, guanciale e pecorino oltre un’abbondante spruzzata di pepe nero. L’origine americana del piatto è quella più accreditata, ma la sua nuova versione e successo sono assolutamente romane. Un discorso simile si può fare con l’amatriciana. Le origini sono quelle della pastorizia e di Amatrice, località dell’Appennino tra Lazio e Abruzzo. Un piatto apparentemente povero, ma cucinato solo con ingredienti del posto.
Quindi pecorino e guanciale su tutto, ma anche pomodori e pepe, per arricchire una piatto di bucatini, preparati con semplicità, ma dal risultato gustoso e nutriente. Non a caso anche la gricia, la versione senza pomodoro, ma con gli stessi ingredienti raccoglie un grande gradimento. Si tratta di piatti che puntano sulla qualità e la genuinità dei prodotti per offrire i risultati migliori. Ma allora quali sono i piatti più veracemente romani?
Intanto quelli della tradizione giudaico romanesca come i carciofi alla giudia o il tortino con aliciotti e indivia, poi quelli del quinto quarto, dei piatti cioè preparati con gli scarti o le parti meno nobili della macellazione. E così che si preparano la trippa alla romana, cotta al sugo con mentuccia e condita con il pecorino, la coda alla vaccinara, preparata a lungo nel pomodoro con sedano e cioccolato amaro, e la coratella cioè le interiora dell’abbacchio (l’agnello) cucinate in bianco con i carciofi.
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