Molti cittadini si chiedono se la tredicesima può essere oggetto di pignoramento. La risposta lascia stupiti: ecco cosa bisogna sapere
Il periodo economico per molte famiglie italiane di certo non è florido. In molti vivono ancora sotto la cosiddetta soglia di povertà, per cui è stato necessario attingere agli ammortizzatori sociali.
Bonus, che lo stato ha erogato per tutte quelle famiglie in difficoltà e che si trovano al di sotto di particolari fasce di reddito. Il carovita, infatti, si è esteso praticamente a tutti i mercati, rendendo la vita difficile a tantissime famiglie italiane.
Chi è in possesso di un regolare contratto di lavoro, ha diritto inoltre alla tredicesima mensilità, nel mese di dicembre. Una grande boccata d’aria, in materia economia, attesa da tantissimi lavoratori in uno dei periodi più intensi dell’anno. Ma altrettanti lavoratori si domandano se la tredicesima possa essere pignorata. La risposta a questa domanda che in tanti si pongono lascia davvero stupiti: ecco tutto quello che bisogna sapere.
Pignoramento della tredicesima: è possibile?
La tredicesima mensilità dello stipendio, è un pagamento aggiuntivo che si somma a quelli ordinari delle dodici mensilità. Sia per lavoratori privati, che pubblici ma anche per pensionati, viene versata al lavoratore generalmente entro la prima quindicina di giorni del mese di dicembre, oppure comunque entro la festività natalizia. Alcuni contratti prevedono anche la quattordicesima, versata a cavallo delle ferie estive.
La tredicesima è una di quelle mensilità più attese dalla maggior parte dei lavoratori, che permette di affrontare il periodo di Natale con una marcia economica in più. Un periodo che notoriamente, prevede delle spese extra che grazie alla tredicesima è possibile sopperire. Ma questa mensilità può essere oggetto di pignoramento? Ebbene, la risposa a questa domanda è sì. Ma quali sono i casi in cui la tredicesima potrebbe essere pignorata?
Pignoramento tredicesima: come funziona
Così come lo stipendio, anche la tredicesima può essere pignorata. Le casistiche di questa azione sono generalmente attribuibili a debiti che il lavoratore ha potuto contrarre nel tempo. Immaginiamo nel caso di cartelle esattoriali pendenti o ingiunzioni di pagamento, l’ente creditore può procedere con questa misura estrema. Che si tratti ad esempio dell’Agenzia delle Entrate, una banca, o un istituto di finanziamento presso cui si è acceso un prestito.
Gli importi variano da situazione a situazione, ma c’è un limite massimo che non può essere superato. Questo limite è costituito nella misura di un quinto del debito contratto. Ma tali limiti possono essere rivisti da parte dell’Agenzia delle Entrate. Infatti, se lo stipendio è tra i 2mila e 500 euro e i 5mila, il limite può variare tra un decimo e un quattordicesimo. Se lo stipendio del debitore supera i 5mila euro, l’Agenzia delle Entrate può riscuoterne in maniera coatta il suo quinto.