Quali sono le novità per il personale medico sanitario prevista dalla manovra economica in via di approvazione. Scopriamole insieme.
Il mondo del pubblico impiego è in subbuglio. In particolare per alcune categorie di dipendenti statali le decisioni del Governo in materia di pensione non sono rosee. In pratica vi è un abbassamento delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali, con adeguamenti meno vantaggiosi per chi ha versato i contributi nel regime retributivo prima del 1993.
Le categorie coinvolte in questa ritocco al ribasso sono diverse oltre al personale medico della sanità pubblica, ci sono circa 27mila dipendenti degli enti locali, oltre 600 tra insegnanti delle scuole elementari e dell’infanzia e ufficiali giudiziari. I medici coinvolti dalla stretta sono circa 4mila nel corso del 2924 e circa 7mila nel 2025. Ma proprio per i medici si paventa la possibilità di uno spiraglio.
Maxi emendamento per il personale medico, quali modifiche
Dunque vi è una stretta per il personale medico che raggiunge la pensione, ma dal Governo filtrano notizie che fanno pensare a uno spiraglio. Secondo Claudio Duringon, sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, vi è la concreta possibilità di inserire dei correttivi più favorevoli ai medici in un maxi emendamento.
Il tema è dunque molto delicato perché investe dei diritti acquisiti di diverse migliaia di medici che nel prossimo anno potrebbero abbandonare il servizio sanitario nazionale, con requisiti pensionistici maturati, ma che potevano restare in servizio ancora per qualche anno, anche secondo le indicazioni della Federazione nazionale dell’Ordine dei medici.
Le ricadute di un abbandono del servizio di molti medici potrebbero essere molto gravi, soprattutto per le liste d’attesa delle visite specialistiche già attualmente in grave ritardo. Al contrario nella relazione tecnica allegata alla manovra, i risparmi ottenuti con la stretta sulle pensioni dei medici, misurano circa 7 milioni di euro.
Secondo la CGIL, la stretta prevista potrebbe corrispondere a tagli del 20 per cento dell’assegno mensile pensionistico. In termini economici, chi lavora dal 1992 e guadagna circa 30mila euro lordi all’anno, con il ricalcolo in prospettiva, la perdita sarebbe di circa 500 euro al mese per l’assegno pensionistico mensile, mentre per chi guadagna sui 50mila euro lordi l’anno, la perdita ammonta a circa 850 euro al mese.
La questione quindi investe una serie di risparmi che il Governo mira a ottenere con questo ritocco alle aliquote di rendimento, ma che scontenta il mondo del pubblico impiego e i medici in particolare. Non a caso lo stesso presidente della Federazione nazionale dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli, parla di sciopero in caso di mancata soluzione al problema.