Lavoratori finiti nella trappola delle detrazioni fiscali: in arrivo una pesante stangata sugli stipendi. Tutto quello che c’è da sapere.
Con l’approvazione del taglio del cuneo fiscale ci saranno alcuni lavoratori che rimarranno a bocca asciutta ed estremamente delusi. Altro che benefici. Dietro le detrazioni fiscali si nasconde un’insidiosa trappola.
La Legge di Bilancio 2024 introdurrà il taglio del cuneo fiscale per volontà del governo Meloni. Si tratta di una manovra che ha lo scopo di incrementare il netto in busta paga di una determinata fascia di lavoratori italiani. Purtroppo però, anche un insensibile aumento nel guadagno rischia di far per perdere tutto il beneficio fiscale previsto dal governo.
Quando si fa riferimento al concetto di cuneo fiscale si indica la differenza che c’è tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e il netto percepito dal lavoratore. Abbassando il cuneo fiscale la tassazione applicata al costo del lavoro è minore, determinando un automatico aumento dello stipendio netto nelle tasche dal lavoratore. Dunque, il meccanismo del taglio del cuneo fiscale servirà a dare più soldi ai lavoratori. Quello del taglio del cuneo fiscale potrebbe essere descritto come un paradosso. Infatti se da un lato si propone di aiutare le famiglie in difficoltà economica riducendo l’aliquota IRPEF, dall’altro lascerà con l’amaro in bocca milioni di impiegati. Basta infatti superare di un solo euro la fascia di reddito dei 35.000 euro perché il vantaggio fiscale sia completamente annullato.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, in presenza delle Commissioni bilancio di Senato e Camera, ha sottolineato come i cittadini che percepiscono una retribuzione lorda di 35.000 euro non siano stati tutelati, in quanto le aliquote fissate dal governo Meloni prevedono un taglio del 7% per i redditi fino a 25.000€ e del 6% per i redditi fino a 35.000 euro.
Questa manovra si muove a svantaggio soprattutto dei lavoratori che superano la soglia dei 35.000 euro lordi all’anno che rischiano di perdere fino a 1100 euro netti all’anno. Come sottolineato dal presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Livia Cavallari, il paradosso aumenterebbe notevolmente se questa misura da temporanea si trasformasse in permanente. Questa situazione potrebbe essere un forte disincentivo al lavoro e renderebbe più difficili gli accordi contrattuali. Inoltre, di fronte ad un aumento di stipendio che può raggiungere anche i €2000, il lavoratore si troverebbe meno soldi in tasca rispetto a chi percepisce un reddito lordo inferiore a 35.000 euro.
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