Grazie a Space Born potremmo presto dover ripensare al modo in cui concepiamo la vita umana e l’esplorazione dello spazio.
C’è stato un periodo, nella storia dell’umanità, in cui i viaggi nello spazio sembravano qualcosa di assurdo e lontano nel tempo, qualcosa da raccontare semplicemente nei film di fantascienza. Poi la possibilità di viaggiare oltre l’orbita terrestre è diventata reale e abbiamo assistito a imprese che hanno segnato la storia dell’uomo, come lo sbarco sulla luna o l’invio di sonde sempre più sofisticate in vari pianeti del nostro sistema solare.
Ultimamente, grazie al progresso tecnologico di aziende come Amazon e Tesla, si è addirittura cominciato a parlare di viaggi turistici nello spazio. E, grazie a un’originale startup, sembra che un giorno sarà possibile addirittura partorire nello spazio. Stiamo parlando di SpaceBorn, un’impresa olandese, che sta trasformando il modo in cui pensiamo alla vita umana e alla sua origine, attirandosi anche diverse critiche. Ma cosa sta realmente accadendo?
SpaceBorn è una startup con sede nei Paesi Bassi che si sta avventurando un territorio fino ad ora poco esplorato: la possibilità di concepire e sviluppare la vita umana nello spazio. Secondo i più ottimisti, questa idea che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, potrebbe essere la chiave per diventare una specie multiplanetaria. Secondo i più critici, invece, è l’ennesimo capriccio di un’umanità sempre più distante dai problemi reali che la affliggono.
La missione di SpaceBorn è sviluppare un’incubatrice di embrioni miniaturizzata, che renda possibile la fecondazione in vitro nello spazio. Nonostante le difficoltà politiche ed economiche che ostacolano la sua realizzazione, l’idea di SpaceBorn si basa su solide ricerche scientifiche e su un bisogno emergente di esplorare nuove frontiere nella procreazione umana.
La tecnologia alla base di questo progetto è particolarmente all’avanguardia. L’azienda ha dato vita a un robot addetto l’iniezione di sperma e sta facendo grandi passi nel campo dell’ectogenesi, ovvero l’uso di incubatrici che funzionano come uteri artificiali.
L’idea di SpaceBorn è quella di inviare cellule riproduttive nello spazio per la creazione di embrioni. Questi sarebbero concepiti e si inizierebbero a sviluppare in condizioni simili alla gravità terrestre, grazie a una tecnologia che ricrea un ambiente terrestre artificiale. Dopo un periodo di sviluppo, gli embrioni verrebbero congelati criogenicamente e riportati sulla Terra per procedere con la gravidanza.
Le implicazioni di questo progetto sono enormi. Non solo apre la strada a nuove possibilità di colonizzazione spaziale, ma fornisce anche dati preziosi sullo sviluppo embrionale umano in condizioni diverse da quelle terrestri. Resta da vedere quanto in là SpaceBorn riuscirà a spingersi con il suo progetto, considerando quante critiche si è già attirata da parte di istituzioni di ogni tipo.
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