Se una persona di Roma ti dice “Daje!” e ti senti spiazzato, non ti preoccupare: ecco come devi rispondere esattamente.
“Daje” è una delle espressioni che i romani usano più spesso. Addirittura qualche anno aveva “vinto” il premio come espressione gergale più utilizzata da tutti i cittadini della Capitale e zone limitrofe. Anche se in molti non lo sanno, però, questo modo di dire è nato da relativamente poco tempo. Da circa 100 anni, infatti, si sta utilizzando questa espressione che, in realtà, porta con sé davvero tantissimi significati a seconda del modo, del luogo e del contesto in cui viene detta.
Se avete intenzione di passare un bellissimo week-end nella Capitale come turisti, fatevi trovare preparati: se sarete in grado di rispondere in modo corretto a questa parola, infatti, potrebbero aprirsi per voi tantissime porte e, soprattutto, vi sentirete ancora di più parte integrante della città eterna.
In queste 4 lettere, infatti, si racchiude un mondo e forse anche qualcosa di più: esortare, pregare, liquidare una conversazione in fretta, ma anche per cercare di far capire il proprio stato d’animo, cercando di esternarlo in pochissimo tempo ma in maniera chiara e netta. Insomma, sono davvero -quasi- infiniti i significati: andiamo a scoprirli tutti. Daje!
Il primo significato è quello verbale, come voce del verbo dare. “Non devi dare a me le chiave di casa, dajele a tua sorella” In tutte le sue declinazioni, può essere un modo per sostituire questa forma verbale, declinata soprattutto al presente.
Il secondo significato è rafforzativo ed è preceduto dal prefisso “Ed“, che può portare con sé tre sensi ben diversi: “Eddaje” intesa come un’espressione di gioia (il corrispondente dell’italiano “Evviva”), un’espressione di preghiera (“Ti prego”), ma anche un forte senso di negazione (“Ho detto di no!”).
Il terzo significato è quello esortativo, ad esempio per spronare qualcuno a fare meglio o più in fretta. “Mi raccomando, devi essere a lezione di chitarra alle 17 in punto, daje!”
Può assumere anche un valore affermativo, come a voler sostituire il fatto che, se tutti sono d’accordo, la decisione è stata presa. Esempio: “Portiamo via questi cartoni e poi mangiamo una pizza?” “Daje”.
Se preceduto dal prefisso “Ari” porta con sé il senso di un’azione ripetuta in un lasso di tempo medio-breve. “Aridaje, continua a sbattere la portiera dell’auto: non capisce che così facendo si rompe?”
Infine, ma non per importanza, potrebbe essere accompagnata dalla particella “de“, soprattutto in ambito culinario o quando si è a tavola per cenare o pranzare. L’insalata non ti sembra sufficientemente condita? “Daje de olio”.
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