Da tempo sogni la pensione, ma non sai come fare per smettere di lavorare subito? Ti basta fare così e saluti il tuo capo.
In un mondo del lavoro sempre più incerto e precario, la pensione resta l’unica certezza o perlomeno un buon auspicio dopo anni di sacrifici e per un motivo più che comprensibile. Proprio in virtù dell’instabilità lavorativa che pervade ormai ogni centimetro della nostra società, raggiungere la pensione implica una serenità non solo economica, ma anche personale non da poco.
Il problema però è che questa prospettiva estremamente rosea non è esente da ostacoli di diversa natura che nella maggior parte dei casi possono ritardare per causa di forza maggiore l’uscita dal mondo del lavoro. Giusto per rendere l’idea della complessità del fenomeno pensionistico tutto italiano, se si hanno pochi contributi si deve attendere di aver compiuto 67 anni per la pensione di vecchiaia, soggetta altresì ad almeno 20 anni di contributi.
Poi certo, va considerato anche l’importo dell’assegno pensionistico che a causa dell’inflazione dilagante potrebbe ridurre non poco il potere d’acquisto, di norma però questo è il quadro per qualsiasi futuro pensionato. C’è da dire però che chi ha molti più anni di contributi alle spalle può in alcuni casi addirittura smettere di lavorare subito, il tutto beneficiando di ammortizzatori sociali e misure assistenziali che agevolano tale desiderio.
In pensione subito se fai così: come funziona la quota 41 per i lavoratori precoci
Non tutti sono alla conoscenza di questo “metodo”, del tutto legale, grazie al quale è possibile smettere di lavorare anche all’istante. Tutto quello che si deve fare è approfittare della quota 41 per i lavoratori precoci, ma come funziona esattamente? Innanzitutto, va detto che si tratta di una misura pensionistica confermata anche per il 2025, motivo per il quale si può programmare con ben 2 anni d’anticipo l’uscita dal mondo del lavoro.
Quota 41, infatti, è perfetta per chi ha già abbastanza contributi (41 per la precisione) da poter soprassedere sul limite d’età, in altri casi invece fondamentale. È bene ricordare però come si tratti di una misura per un numero ristretto di lavoratori, nello specifico:
- Lavoratori in attività gravose;
- Disoccupati;
- Caregiver;
- Invalidi;
Ma non solo. Anche se si sono maturati “solo” 39 anni di contributi (e di questi 35 devono essere effettivi non considerando periodi di disoccupazione e malattia) è possibile accedere alla quota 41 per i precoci nel caso in cui si possano far figurare i contributi della Naspi. In altre parole, se il datore di lavoro licenzia il proprio dipendente, questo può accedere alla Naspi, valida per 24 masi, completando così i contributi necessari per quota 41.
Dopo aver terminato di percepire la Naspi però, si devono attendere tre mesi prima di poter accedere alla pensione con la quota 41. C’è ancora un ultimo requisito fondamentale da rispettare: per essere considerato un lavoratore precoce, è necessario aver versato un anno di contributi prima del compimento dei 19 anni.